I redirect sono uno degli strumenti più utilizzati nella SEO e permettono di venire incontro a molteplici esigenze in maniera piuttosto semplice. Consentono, infatti, di re-indirizzare gli utenti dei siti e dei motori di ricerca da una pagina verso l’altra. Le situazioni in cui sono impiegati sono diverse e infatti esistono tipologie differenti di redirect. Utilizzarli in maniera efficace è quindi piuttosto complesso, anche perché i redirect influiscono direttamente sulla user experience.
Che cosa sono i redirect?
Per redirect si intende una funzione che permette di inoltrare e reindirizzare gli utenti che visitano una URL specifica verso un indirizzo differente da quello che si trovano indicato all’origine. Si tratta, quindi, di una pratica che permette di modificare il comportamento di un URL esistente ma non più valido e comunicare a Google e ai visitatori la nuova posizione della pagina. I redirect vengono visualizzati in primo luogo dai crawler dei motori di ricerca e in seconda battuta dagli utenti; entrambi si trovano così perfettamente aggiornati sul cambio della URL della pagina.
I redirect possono essere fatti o lato server, tramite l’invio di un’istruzione HTTP, o lato client, tramite codice HTML o Javascript presente in pagina. Entrambe le opzioni portano lo stesso risultato lato utente, per il quale, in un caso o nell’altro, si tratta comunque di un’operazione trasparente della quale neanche si accorge. La comunicazione avviene esclusivamente tra server e browser e viene realizzata in maniera invisibile per gli utenti (senza che compaia il vecchio indirizzo) e in maniera automatica.
Ai fini SEO, tuttavia, l’operazione di redirect lato server è quella più indicata: essa indirizza, in maniera chiara e univoca, i crawler dei motori di ricerca – e di Google in particolare – verso un indirizzo diverso da quello originario.
A cosa servono e in quali casi sono utilizzati i redirect
I redirect sono una pratica ampiamente utilizzata in ambito SEO e possono servire a rispondere a diverse esigenze. Le situazioni base in cui si trovano impiegati i redirect sono:
- Spostare un sito web web su un dominio differente così da rendere la transizione il più coerente e semplice possibile.
- Unire due siti. In questo modo si riesce a fare in modo che i link obsoleti vengano portati sulle pagine giuste.
- Ovviare al problema dei broken link o link rotti, i quali possono infastidire la navigazione da parte degli utenti che si troverebbero, senza i redirect, a finire su una pagina che non esiste più/non è più attiva. Inoltre i motori di ricerca penalizzano fortemente il sito web nel momento in cui, durante la scansione, trovano dei broken link.
- Rimuovere una pagina e reindirizzare a una nuova. I redirect, infatti, servono agli utenti e ai bot dei motori di ricerca e contribuiscono a rendere la User Experience più fluida.
- Cambiare CMS e la struttura URL.
- Effettuare interventi di manutenzione anche importanti all’interno delle pagine del sito. L’utente si trova reindirizzato momentaneamente verso altri tipi di risorse.
I redirect sono funzionali all’ottimizzazione del Crawl Budget, ovvero dell’insieme delle risorse che Google impiega per scansionare un sito. Attraverso i redirect è infatti possibile alleggerire un sito da eventuali pagine duplicate o di scarsa qualità (e, quindi, sostanzialmente “inutili”), indirizzando bot e utenti solo verso contenuti che contano davvero. Attenzione però: per trarre il massimo beneficio da un redirect deve esserci sempre un collegamento logico tra le pagine “di partenza” e quelle di “arrivo”.
Cosa succede se non si esegue correttamente l’operazione di redirect
Usare correttamente i redirect è fondamentale dal momento che, nel caso contrario, possono verificarsi problematiche importanti che influenzano negativamente la User Experience e il posizionamento del sito sulle SERP di Google.
Se un URL cambia e non viene effettuato il redirect la conseguenza è, per gli utenti come per i motori di ricerca, di trovarsi a navigare verso una pagina che non risulta più raggiungibile. Si tratta del cosiddetto errore 404, assolutamente da evitare dal momento che porta a perdite di rank che possono essere significative ma anche di credibilità nei confronti di chi naviga online che perde fiducia nel sito a causa di un’esperienza d’uso non fluida.
Utilizzare correttamente i redirect permette, quindi, di garantire una navigazione naturale ed efficace all’utente e allo stesso tempo di stabilizzare il posizionamento sui motori di ricerca, mantenendo il ranking e acquisendo valore.
Le tipologie di redirect
Le tipologie di redirect si trovano delineate in maniera chiara all’interno della nuova guida presente sulla Google Search Central, la quale propone una differenziazione a seconda del modo in cui viene effettuata l’operazione di reindirizzamento; inoltre, considera il fine con cui viene applicata la pagina che si intende mostrare nei risultati della Ricerca Google.
Si parla, pertanto, di reindirizzamenti permanenti, i quali mostrano quasi subito all’interno delle SERP la nuova destinazione, e di reindirizzamenti temporanei, dove invece a risultare sulle SERP è sostanzialmente una nuova destinazione temporanea interconnessa alla pagina di origine. I reindirizzamenti temporanei, pertanto, presentano tempistiche più lunghe di quelli permanenti.
I redirect, temporanei e permanenti, possono essere impostati secondo diverse modalità, favorendo la probabilità che Google riesca a interpretarli correttamente. Cerchiamo di andare più nel dettaglio.
I reindirizzamenti permanenti
I reindirizzamenti permanenti sono i redirect 301, che portano l’utente verso un sito o una nuova pagina in modo definitivo. I redirect 301 sono utili perché consentono una distribuzione quasi perfetta del ranking tra le pagine. La pagina che si trova a sostituire la precedente mantiene così il ranking e Google tiene in considerazione la pagina “nuova” esattamente come se si interfacciasse con quella “vecchia”.
I redirect permanenti dovrebbero essere utilizzati solo quando si è sicuri che il reindirizzamento non deve essere annullato.
Altre tipologie di reindirizzamenti permanenti sono i redirect 308, simili ai redirect 301 (ma utilizzati solo in casi eccezionali), e i meta refresh, i quali si trovano proposti meno frequentemente perché considerati più macchinosi. Il motivo è che operano a livello di pagina (e non di server) per cui la funzionalità di inoltro è più lenta e la User Experience meno fluida; inoltre, non garantiscono il mantenimento del Page Rank, pertando i loro utilizzo è sconsigliato. Segnaliamo, infine, i JavaScript location e i Crypto redirect (che altro non sono se non un semplice testo “ci siamo spostati” con link alla nuova pagina), da adoperare esclusivamente in casi “estremi”, quando non è possibile creare reindirizzamenti di altro tipo.
I reindirizzamenti temporanei
I reindirizzamenti temporanei sono principalmente i redirect 302. Questi consentono di reindirizzare un link ad una pagina diversa da quella di origine per un tempo limitato, evitando il classico errore 404 e la comparsa della fastidiosa scritta “page not found”.
L’indicizzazione con i reindirizzamenti temporanei è più debole rispetto a quella dei reindirizzamenti permanenti, pur essendo la pagina presente nei risultati di ricerca e perfettamente raggiungibile. La comunicazione che avviene tra sito e motore di ricerca è, infatti, che verrà al più presto rimessa a disposizione la risorsa originaria. Questa è, pertanto, la principale differenza tra i reindirizzamenti temporanei e reindirizzamenti permanenti.
I redirect permanenti danno a Google una chiara indicazione sul fatto che qualsiasi autorevolezza la “vecchia” pagina abbia accumulato nel tempo viene ereditata dalla “nuova”; i redirect temporanei, invece, per loro stessa natura non danno le stesse garanzie e i bot di Google capiscono che la situazione verrà prima o poi ripristinata allo stato originario.
I redirect 303 e i redirect 307 sono anch’essi reindirizzamenti temporanei simili ai redirect 302, trattandosi di redirect lato server, ma sono meno consolidati (e meno preferibili rispetto ai redirect 302). Non mancano, così come per i reindirizzamenti permanenti, i meta refresh, poco utilizzati rispetto ai precedenti a causa della maggiore macchinosità che comportano e al fatto che non vengono visti di buon occhio dai motori di ricerca.
Esempi di come utilizzare i redirect nel caso dell’e-commerce
I redirect possono essere utilizzati in molteplici modi sia sui siti web sia sui blog ma soprattutto per gli e-commerce, per i quali si rivelano estremamente funzionali e preziosi. I casi più frequenti sono i seguenti:
- Modifica dell’alberatura o del CMS di un sito web.
- Restyling di un sito web.
- Migrazione verso un nuovo indirizzo URL.
- Passaggio da protocollo HTTP a uno HTTPS.
I redirect sono ottimali per evitare perdite di pagerank e incidono, conseguentemente, in maniera positiva sul fatturato. Facciamo, degli esempi concreti:
- Sono esaurite, momentaneamente, le scorte di un prodotto che si trova ai primi posti delle SERP. Un redirect 302 permette di mantenere il piazzamento conseguito e allo stesso tempo di guadagnare tempo, sapendo che poi la situazione si ripristinerà allo stato originario.
- Un prodotto ben posizionato sulle SERP non è più in commercio. Si può scegliere un redirect 301 trovando un valido sostituto che si trova già ottimamente raggiungibile dagli utenti complice la visibilità garantita dalla SEO.
- Si sta progettando il nuovo e-commerce. Se si vuole realizzare il nuovo e-commerce per la propria azienda i redirect sono fondamentali se usati nel giusto modo e permettono, attraverso il giusto mix di reindirizzamenti permanenti e temporanei, di ottenere il miglior piazzamento sulle SERP in un’ottica sia di breve sia di lungo periodo.
Considerazioni finali
Organizzare un sito web è tutt’altro che semplice, ancora di più se si parla di e-commerce, il quale si trova in costante evoluzione dal punto di vista dell’offerta di prodotti e servizi. Può capitare lo spiacevole inconveniente di trovarsi con un errore 404 ma se si riesce a evitarlo è decisamente meglio, per la brand awareness e la credibilità agli occhi dell’utente e per evitare di perdere posizioni all’interno della SERP.
Utilizzare i redirect è una pratica diffusa ma delicata, che richiede esperienza e capacità professionali con un alto know how, utilizzandoli in modo non appropriato si potrebbero avere più svantaggi che vantaggi e si rischia di vanificare il lavoro SEO svolto per il posizionamento del sito web nei motori di ricerca.